Growth Hacking Day Milano 2019

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Growth Hacking Day Milano

Lunedì 14 gennaio si è tenuta a Milano la seconda edizione del Growth Hacking Day, #GHday. Questa volta non sono mancata, anzi ero presente insieme ad Ana anche al workshop di 3 ore di sabato.

Cosa è il Growth Hacking?

Il termine Growth Hacking è ormai parte del nostro linguaggio, anche se c’è ancora molta confusione sul vero significato. Il growth hacking non è una formula magica per poter migliorare il business, ma

è un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente per far crescere un business.

Raffaele Gaito

Gli step del Growth Hacking

Growth Hacking si basa su 6 step di un funnel che porta il prospect da sconosciuto a cliente:

  1. awareness
  2. acquisition
  3. activation
  4. retention
  5. Revenue
  6. Referral

Ognuna di queste fasi va attentamente declinata nel proprio settore, scegliendo i dati di riferimento che dovranno guidare le decisioni successive. L’ordine degli step non è fisso, può variare a seconda del business o anche del momento storico.

Ho capito che ha più successo nel Growth Hacking non colui che viene comunemente definito nerd, completamente immerso nei processi o nei dati. Al contrario, per ottimizzare il Growth Hacking si deve acquisire la capacità di avere un pensiero laterale, senza la paura di provare e testare e si deve essere in grado di far interagire i vari settori del business al meglio. Il Growth Hacking infatti non si riferisce solo all’ambito digitale, ma è un processo che tocca e analizza tutti i punti aziendali: dallo sviluppo del prodotto/servizio all’amministrazione, dal marketing al customer care.

Che cosa ho imparato dalla full immersion nel Growth Hacking?

Ecco di seguito un estratto della giornata.

Le 5 regole del Growth Hacking di Raffaele Gaito:

Raffaele Gaito Ha aperto lui le danze sul palco con 5 semplici lezioni che tutti possiamo portaci a casa:

  1. Marketing e prodotto viaggiano di pari passo
    Cioè ci si deve lavorare in parallelo e non a compartimenti stagni come spesso accade nelle aziende.
  2. Le decisioni si prendono con i dati. Non esiste Growth Hacking senza dati , parliamo di un approccio data driven.
    E i dati devono essere sia di tipo qualitativo che quantitativo, non è uno migliore dell’altro.
  3. Ogni aspetto del business va testato: sia di prodotto che di marketing.
    Rimetti tutto in dubbio!
    Per onestà intellettuale bisogna saper ammettere la propria “ignoranza” e imparare a “darsi meno risposte e farsi più domande!
  4. La multidisciplinarietà è un valore!Cosa ha imparato Raffaele Gaito dal GH Ormai specializzarsi non è per forza sinonimo di valore.
    Siamo cresciuti con la pressione della specializzazione: se sai fare un po’ di tutto non sai fare nulla. Al giorno d’oggi con la velocità e la dinamicità del mondo moderno, bisogna invece avere una mente aperta e essere curiosi. Dobbiamo imparare a prendere informazioni e idee da tutto. Imparare ad essere “ponti”, cioè un collegamento.
  5. Il Growth Hacking significa assumere un approccio cliente centrico, dobbiamo parlare la loro lingua non la nostra:
    • parla con il cliente
    • fai meno supposizioni
    • raccogli dati
    • fai interviste per sapere cosa pensano i clienti
    • informati sui competitor
    • capisci quali sono le problematiche quotidiane

 

Raffaele Gaito e GH: farsi le giuste domande

Traditional Marketing vs Growth Hacking di Luca Barboni

Luca Barboni ha dipanato l’annosa questione di confronto: Traditional Marketing Vs Growth Hacking, sono davvero due approcci differenti o hanno punti in comune?

 

Si parte dal presupposto che in entrambi i casi parliamo di marketing, e il marketing “fatto bene” si basa sulla psicologia umana!

 

Se conosci le leve psicologiche della persuasione, il neuromarketing, le regole  comunicazione e, appunto, la psicologia il marketing viene di conseguenza.

Sfrutta quindi le best practices, che sono fondamentali, e non testare per forza tutto. Questo non è assolutamente in contrasto con quanto affermato da Raffaele poco prima: infatti se sai che c’è qualcosa che performa bene nel tuo settore, sfruttalo.
Procedi per sprint e ragiona per:

  • obiettivi di traffico
  • conversione
  • economicità

Il tutto è (e deve essere) misurabile in termini di performance e ROI.

Creare prodotti digitali di Gerardo Forliano

Gerardo Forliano ha spiegato come creare prodotti digitali che le persone amano.

Pensa e agisci come i tuoi utenti:

  1. scopri quali fattori influenzano il tasso di coinvolgimento e anche quello di abbandono,
  2. monitora tutte le metriche: molte si basano proprio su domande fatte agli utenti
  3. coinvolgi la community durante lo sviluppo del prodotto: la community aumenta l’engagement e la retention sul prodotto e diventerà il tuo tester
  4. segui le indicazioni che arrivano dal customer feedback cross-funzionale: dai priorità alle richieste che provengono proprio dagli utenti
  5. assumi le persone giuste: sono tantissimi i fattori che possono influire sull’andamento di un prodotto: il team è uno di questi

Creare un ebook di successo

Il processo di creazione descritto da Gerardo  è in perfetto stile growth hacking: cioè è un processo in evoluzione e in continuo miglioramento. La maggior parte degli utenti saranno probabilmente quello che non useranno più il tuo prodotto: ma loro sono preziosissimi per i feedback, per capire cosa li ha portati ad abbandonare, cosa dovrebbe avere il tuo prodotto per coinvincerli.
Crea una community e identifica i tuoi early adopter per avere da loro informazioni su come usano il prodotto.
Sii l’utente di te stesso: usa e testa il prodotto per primo.

Accrescere i propri utenti con Vicky Dallas

Vicky Dallas ha esordito con una formula: 1 – 9 – 90 
Su 100 persone che sono sul web:

  • 1% crea contenuto
  • 9% commentano, partecipano e interagiscono
  • 90% sono silenti

Il 90% è silente, ma non significa che non legge o non vedono quello che fai. Ad un certo punto anche queste persone potrebbero avere un bisogno che il nostro prodotto o servizio potrebbe risolvere: arriveranno dunque a noi.

Nutrire il cliente vuol dire profilarlo progressivamente

Vicky ha dato anche dei suggerimenti per accrescere il pubblico del tuo sito, perché i potenziali clienti sono ovunque:

Utenti che diventano clienti

  • Crea free ebook di valore in cambio dell’indirizzo email
  • Usa exit form che invitino all’iscrizione alla newsletter prima di uscire
  • Have some fun: crea giochi tipo la ruota della fortuna: clicca e scopri il tuo regalo
  • Usa i bot per aumentare le conversazioni
  • sfrutta social come Quora per la reputazione o anche solo per farti conoscere

L’importanza della community nel caso di Ninjalitics

Yari Brugnoni ha evidenziato che:Yary di Ninjalitics

“La tua Community è l’unico asset aziendale che nessuno potrà mai copiarvi”

Ninjalitics è nato a maggio 2018 e in pochi mesi è diventato il tool di riferimento per l’analisi dei profili Instagram.

Il modello di business si basa tutto sulla community: l’esigenza di avere i dati era comune a molti, Ninjalitics ha sviluppato il software e ha iniziato a diffonderlo gratuitamente.

 

La grafica semplice e immediata è stata sicuramente uno dei punti forza. Nel processo di sviluppo hanno seguito le richieste della community che ha iniziato a sostenerli, e a promuovere il tool.

Così è arrivata anche la traduzione in spagnolo, fatta proprio dagli utenti.

E recentemente anche il “follow/unfollow” per capire se un profilo utilizza questo metodo per aumentare il numero di follower.

La schermata è screeshottabile e presto è diventata un’attestazione di “profilo pulito” che gli utenti stessi hanno condiviso, rendendo ancora più popolare il tool.

100.000 clienti in 14 mesi con N26

Matteo Concas ha portato sul palco il Case study di N26: 100.000 clienti in 14 mesi.

N26 è una banca diretta, con sede a Berlino, che offre servizi nell’Eurozona. N26  non è una normale banca, non ha sportelli e per aprire un conto è sufficiente scaricare l’app.

La difficoltà da superare per N26 è stata quella di farsi conoscere il più possibile, la sfida era riuscire a farlo in tempi strettissimi.

La marketing strategy di N26

Il primo passo compiuto da Concas è stato prima di tutto l’analisi del mercato: c’era un controsenso tra il messaggio digitale di facilità e velocità di operazione e la realtà.

Una volta data coerenza, la strategia seguita è stata:

  • Definire esattamente la buyer personas
  • Scegliere gli Influencer
  • Digital PR

Per velocizzare il lancio Matteo ha scelto di puntare sulla visibilità e della reputazione. Essere presente in ogni evento è stata la chiave per avere una comunicazione identica e precisa in ogni caso, per testare i vari canali e per riuscire a veicolare le parole da utilizzare ripetendo lo slogan quasi come un mantra, fino a farlo diventare riconoscibile.
Brand Awareness e Digital PR sono stati i due punti focali della sua strategia.

Attraverso il network ha trovato e creato opinion leader che hanno compreso il messaggio per il cliente finale e lo hanno poi diffuso.
E poi ha martellato con costanza qualsiasi giornalista italiano e si è presentato a qualsiasi evento. Parlare con tutti aiuta a creare la reputazione.
Con un obiettivo di 100.000 utenti, per N26 sono stati necessari dei cambi e adattamenti veloci, scelti attraverso l’analisi del benchmark.

I fallimenti delle startup di Mario Moroni

Mario Moroni ha raccontato i punti cha accomunano le “Startup di Merda” e che trovate anche nel suo libro (se non lo avete ancora letto e avete a che fare in qualche modo con il mondo delle startup ve lo consiglio).

Negli ultimi anni non esistono più le aziende, sono tutte startup: è moda, ci sono agevolazioni fiscali, ci fa sentire tutti un po’ più di Cupertino.

Eppure mentre ai vari eventi di startup, business meeting, interviste ecc tutti raccontano come da un garage e 4 amici al bar sono diventati milionari e adesso vivono a Dubai o lavorano dalla spiaggia, la realtà è completamente diversa.

La realtà è che gli startupper non sanno:

  1. cos’è una startup
  2. che non bastano le idee (anche se belle)
  3. American style NON è Italian style
  4. biz credici: non è sufficiente crederci per avere successo
  5. aperitivi: sfondarsi di aperitivi fa aumentare la bilancia più che il bilancio aziendale

Ti ricordo che “Uno su mille ce la fa”, la canzone di Morandi, potrebbe essere l’inno delle startup!

(il 90% delle startup falliscono qui da noi come nel resto del mondo: leggi qui per approfondire)

Ma questo non è per demoralizzare chi vuole aprirne una: è solo per imparare dagli errori altrui e per acquisire consapevolezza di quello a cui andrai incontro.

Una startup vincente: FRIENDZ

Dopo le startup di merda ecco che arriva Friendz, una delle startup che invece ce l’ha fatta.

“L’idea della startup è nata semplicemente chiedendoci: perché solo celebrità come Chiara Ferragni possono guadagnare dai propri post sui social?”

In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes”

Andy Warhol

Nasce così Friendz: un social dove ognuno può diventare un microinfluencer condividendo prodotti o servizi con i propri follower aderendo a delle campagne sempre nuove e sempre giocose.

Friendz: una startup vincente

Il primo passo è stato quello di validare il progetto: funzionerà? Si parte da lì per avere i feedback!

Alessandro Cadoni ha raccontato quali leve hanno funzionato nella ICO per Friendz:

  • engagement: coinvolgere la community
  • gamification: trasformare tutto in un gioco
  • reward: dare premi a chi compie azioni

Quali sono stati i risultati?

In una grande campagna di crowdfuding hanno raccolto +24,000,000$ da 15k persone!

Growth Hacking conference a Milano a giugno

A conclusione della giornata arriva l’attimo marketta: ecco l’annuncio! Il 3 e 4 giugno a Milano ci saranno 2 giorni di conferenza internazionale sul tema Growth Hacking.

Fino al 31 gennaio i biglietti sono in promozione a 199€. Io ho già riservato il mio posto (NON è un link in affiliazione, ho acquistato anche io il mio ticket).

Se ci sarai, ci incontriamo lì.

Questi sono stati solo alcuni degli interventi al Growth Hacking day

 

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