Comunicazione NON verbale: comunichiamo anche senza parole

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comunicazione non verbale

Quando si tratta l’argomento comunicazione si pensa sempre alle parole e al loro uso. Eppure la comunicazione è anche non verbale.

Non si può NON comunicare

L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro”, diceva Paul Watzlawick.

Questo principio, è una regola che mi sono stampata nella testa e che spesso mi fa eco quando osservo la realtà che mi circonda. Prima di vedere quali sono le regole della comunicazione iniziamo a chiederci: cosa significa comunicare?

Spesso tendiamo a confondere comunicare e informare (dire).

Comunicare  [dal lat.  communicare, der. di  communis «comune1»];   Rendere comune, far conoscere, far sapere

Mi piace molto l’idea del rendere comune. INTERAGIRE.

Questo sia nella vita privata che nel business, ove la comunicazione diventa ancora più importante, soprattutto se si parla di comunicazione digitale e non si sta attenti ai feedback ricevuti.

Obiettivo: cosa vuoi comunicare?

La comunicazione diventa efficace solo se si raggiunge l’obiettivo prefisso.

Quindi la prima domanda che ti devi porre quando vuoi comunicare qualcosa è:

Qual è il mio obiettivo?

Siamo molto abituati, sin dai tempi della scuola, a porre particolare attenzione al linguaggio e alle parole della comunicazione.

La lingua italiana è ricca, forse a volte troppo complessa, tuttavia ci permette di esprimere concetti e sfaccettature che l’inglese, giusto per fare un esempio, non consente.

Le Parole sono Importanti!

 

I social media e la frenesia della vita stanno radicalmente cambiando le regole e la struttura della comunicazione, ma il modo di comunicare rimane ancora inalterato.

Comunicazione verbale, non verbale e paraverbale

A volte siamo così immersi nella cura e dettaglio del linguaggio verbale, che dimentichiamo che esistono che l’essere umano non utilizza solo le parole per rendere la sua comunicazione efficace.

È possibile infatti dividere la comunicazione in:

  1. Comunicazione verbale: quello che diciamo, le parole
  2. Comunicazione paraverbale: il modo in cui diciamo una cosa.

Comprende:

    • la velocità
    • il tono,
    • le pause,
    • il ritmo
    • il volume
  1. Comunicazione NON verbale: tutto ciò che NON  è voce ma è più “fisico”, è quello che si trasmette attraverso la postura, i movimenti, ma anche attraverso la posizione occupata nello spazio (quale zona di un ambiente si occupa, quale distanza dall’interlocutore, ecc.) e gli aspetti estetici (il modo di vestire o di prendersi cura della propria persona)

Le ricerche fraintese di Albert Mehrabian

Spesso quando si parla di comunicazione si fa riferimento agli studi di Albert Mehrabian, uno psicologo statunitense di origine armena.

Secondo uno suo studio del 1967 il linguaggio, non verbale, del corpo influirebbe nei confronti dell’interlocutore per il 55%, la voce (paraverbale) per il 38%, mentre il contenuto (verbale) solamente per il 7%.

Come comunichiamo: le percentuali

 

Questa in realtà è stata la più grande distorsione degli studi di Mehrabian, ripresa e riproposta in seguito da diverse persone esterne ai suoi studi, come ad esempio la PNL (Programmazione Neuro Linguistica).

Nel libro stesso ove la ricerca è pubblicata, lo stesso autore precisa che i suoi studi hanno una valenza specifica in un contesto specifico.

 

Fu lo stesso Meharbian a precisare che i risultati dei studi studi erano stati travisati:

Vi prego di notare che questa e altre equazioni riguardanti l’importanza dei messaggi verbali e non verbali sono state ricavate da esperimenti che si occupano della comunicazione di sentimenti e atteggiamenti (ad esempio, simpatia-antipatia). A meno che un comunicatore non stia parlando dei propri sentimenti e atteggiamenti, queste equazioni non sono applicabili“.[1]

Mehrabian cercò sempre di sfatare questo mito, con grande disappunto per l’uso strumentale e inadeguato delle sue ricerche:

Sono ovviamente a disagio per le errate interpretazioni del mio lavoro. Fin dall’inizio ho cercato di spiegare alle persone le corrette limitazioni delle mie ricerche. Sfortunatamente, il campo dei sedicenti “consulenti d’immagine aziendale” o dei “consulenti della leadership” ha numerosi praticanti con pochissime competenze psicologiche[2]

Se vuoi approfondire altri falsi miti sul cervello e la comunicazione, ti invito ad iscriverti alla community Digital Neuromarketing Mastermind

Al di là però dei limiti degli studi di Mehrabian, è importante capire che la comunicazione NON è SOLO verbale.

In pratica mentre si può tacere, non si può NON comunicare.

Comunicare vs interagire

Quando si ha a che fare con altre persone, quando si interagisce appunto, intervengono numerosi livelli di comunicazione e variabili da tenere in considerazione (l’ambiente, i vestiti, i tessuti, i rapporti…).

E questo accade sia online che offline.

Teniamolo presente. SEMPRE.

Usa i video: sfrutta anche la comunicazione NON verbale!

I video dunque catturano l’attenzione e sfruttano l’aspetto non verbale della comunicazione.

Hai notato come i video sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni? Anche il numero di utenti iscritti a YouTube è sempre più elevato.

Un altro segnale in questa direzione è il fatto che anche Mark Zuckerberg, il Signor Facebook, abbia deciso di spingere i video anche all’interno della sua piattaforma: si è partiti dai video, poi si è passati alle live e adesso anche prime visioni o party che permettono di seguire un evento video insieme ad altri utenti.

Zuckerberg prima ha promosso i video sul più popolare Social d’ Italia, Facebook appunto (privilegiando quelli residenti rispetto a quelli condivisi da YouTube), e in un secondo tempo anche sul social che si fonda sulle immagini per antonomasia, Instagram. I video sono anche decisamente favoriti come penetrazione di pubblico e spinti dal complesso meccanismo e algoritmo che giace e lavora dietro le quindi di Facebook (approfondisci qui)

Mai come ora anche dal punto di vista marketing infatti l’uso di video è non solo favorito, ma anche fortemente consigliato ed economicamente interessante: costa poco! (anche LinkedIn favorisce i video e recentemente ha annunciato l’arrivo per le live: leggi questo articolo per approfondire)

Se sei un utilizzatore  abituale delle inserzioni sui social, prova ad inserire un video nelle tua strategia di comunicazione e analizza i dati: ti accorgerai quante più persone puoi raggiungere con una spesa decisamente limitata!

Ricordati di aggiungere anche i sottotitoli: non sempre le persone lasciano l’audio on, soprattutto se si trovano in ufficio.

L’azione aiuta a memorizzare

Noi percepiamo, e quindi memorizzano,  secondo l’intensità della comunicazione.

Sono sempre i nostri sensi che agiscono da filtro della realtà. Quanto i sensi ci aiutano nella memorizzazione? Gli studi ci dicono che ci ricordiamo:

  • 10% di ciò che leggiamo
  • 20% di ciò che udiamo
  • 30% di ciò che vediamo
  • Il 50% di ciò che sentiamo e vediamo contemporaneamente
  • Il 90% di quello che facciamo

Questo significa che l’azione  è decisamente il modo miglior di memorizzare, e quindi di imparare, qualcosa di nuovo.

Questo come ci aiuta a rendere più efficace la comunicazione? Rimanendo nell’ambito meramente comunicativo, dalla classifica che ho riportato sopra vediamo che stimolando i canali uditivi e visivi contemporaneamente, (50%) otteniamo la maggior efficacia, se poi aggiungiamo delle scritte aumentiamo di un ulteriore 10%.

Se vogliamo che le persone ricordino il nostro messaggio, introduci una CTA (una call to action): invita a compiere qualche azione!

L’azione aumenta la percezione!

Stimola tutti i 5 sensi

Il nostro modo di interagire con  la realtà, e quindi di percepirla, avviene attraverso i 5 sensi. Li usiamo tutti, ma non in maniera equa.

C’è chi predilige la vista, la maggior parte delle persone, chi l’udito, chi il tatto, qualcuno l’olfatto e altri ancora il gusto.

Quando comunichiamo con le persone quindi dobbiamo ricordarci di stimolare e coinvolgere più sensi possibili.

Nel mondo digitale questo non è sempre possibile (trasmettere un odore o un sapore al momento non è possibile, magari però in futuro…) ma se consoci il tuo prospect on line e hai anche un business fisico, allora aumenta la User Experience stimolando tutti i sensi:

  • caratterizza il negozio con un profumo,
  • lascia che il tuo prodotto possa essere toccato,
  • aggiungi della musica o dei suoni…

Se riusciamo a sfruttare tutti e cinque i sensi, riusciremo a raggiungere più persone ed essere ancora più efficaci nella nostra comunicazione.

 

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